“I ricordi, usciti dalle loro scatole, dilagano nel cuore e prendono possesso della mente.” Così, guardando il cortile dalla finestra, una donna torna bambina. Lì, a Padova, dentro e fuori da quella casa, Antonia per la prima volta ha ascoltato il nonno Yerwant raccontare le storie vitali e poi tragiche dei suoi fratelli armeni. Lì, ha vissuto gli anni della guerra, con le bombe dell’aereo Pippo e i tedeschi in città, ma sempre insieme alla mamma Vittoria, lunatica e bellissima, che infilò un maialino sotto il cappotto, fingendosi incinta per nasconderlo ai nazisti, e al nonno, che la tenne con sé a chiacchierare al buio, durante l’ultimo bombardamento nel 1945. I ricordi della Bambina invecchiata si spalancano, avventurosi e intimi, e ci conducono verso altri luoghi dell’infanzia, costellati da figure umanissime. Ma ci portano anche al cuore di un periodo cruciale per l’Italia tutta. La guerra, la sua fine, gli anni Cinquanta e Sessanta. E poi gli amori della protagonista e i suoi viaggi in Grecia, i racconti di un’Armenia che ha messo radici in lei ma soprattutto la scoperta dei libri e del loro prodigioso potere… Dopo La masseria delle allodole e La strada di Smirne, queste sono le note, modulate dalla penna sapiente di Antonia Arslan, di un libro che è una sinfonia sulla memoria e sulla passione per le storie, “porte sempre aperte verso il quotidiano degli altri, con colori infiniti e trame sempre uguali”.
Siamo a Padova, nel 1945. La guerra imperversa nelle strade, nei paesini, nel cielo. Antonia è piccolina, si è dovuta trasferire da Roma nella grande villa di nonno Yerwant insieme a Mamma Antonia, a Papà Khayel e ai suoi fratellini Gianni e Paola.
Nonostante tutto per lei sono giorni felici. Mamma con la sua bellezza incantevole, Papà con i suoi tratti orientali, Nonno con le sue storie sulla sua infanzia in Armenia, che a sentirle sembrano quasi favole.
L’aereo Pippo bombarda il suo paesino, tutti scappano nel rifugio, Lei no. Rimane in casa. Si siede in cortile con il nonno e aspetta. Aspetta che tutto questo finisca, che la guerra smetta di tormentare il mondo, di poter tornare alla sua vita normale. Pippo, che nome buffo da dare a un aereo, eppure Lei cosi riesce a non averne più paura. Rimane così, seduta in cortile su quella panchina ad aspettare, ad ascoltare l’ennesima storia di Nonno e della sua infanzia.
Da quel giorno Lei non è più Bambina, ma diventa una Bambina invecchiata. La guerra ti cambia, ti entra nelle ossa, e per quanto tu possa essere piccola ti ritrovi in un lampo ad essere cresciuta.
Il nonno muore, in un lampo la Bambina invecchiata si ritrova nel 1948. Altri cambiamenti, si lascia Padova e si torna a Roma dove Mamma e Papà hanno rimesso a nuovo la casa in cui si è sempre vissuti.
“…ricordi usciti dalle loro scatole, che dilagano nel cuore, prendono possesso della mente, e quella luce diviene sempre più forte, acceca, confonde..”.
La Bambina invecchiata si ammala, una febbre alta la tormenta senza sosta, Papà decide di portarla in montagna nella speranza di farla guarire, ed è li che Khayel, sotto un albero di glicine che Le raccontò tutti i suoi segreti.
“…ma l’odore dei glicini e la loro cascata viola avrebbero colorato per sempre ogni mia emozione.”
La Bambina Invecchiata ora non è più Bambina. Passano gli anni, i giorni, le stagioni. Diventa donna e conosce l’amore. Quell’amore, “l’amante del cuore impetuoso dei miei ventotto anni…”, avvolto dall’odore del glicine e che danzava in una piazzetta di Creta. L’amore che le ha fatto amare la Grecia e che ha voluto scoprirla insieme a lei e che rimarrà per sempre impresso nei suoi ricordi.
Antonia Arslan ci presenta il nuovo capitolo della “Masseria delle Allodole” come uno scorcio sugli anni della sua infanzia, del suo passato, raccontandoci con tenerezza e armonia la storia della sua vita. Un libro che fa riflettere, che ci fa immergere in un’Italia prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, che ci fa vedere il mondo con gli occhi di una bambina che ad un tratto si riscopre donna.
Scrittrice e saggista italiana di origine armena. Laureata in archeologia, Antonia Arslan è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d’appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra ‘800 e ‘900).
Attraverso l’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan, del quale ha tradotto le raccolte II canto del pane e Mari di grano, ha dato voce alla sua identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio armeno (Metz Yeghèrn, Il genocidio degli Armeni di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia (Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni). Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, La masseria delle allodole (Rizzoli), che ha vinto il Premio Strega di narrativa e il Premio Campiello e il 23 marzo 2007 è uscito nelle sale il film tratto dall’omonimo romanzo e diretto dai fratelli Taviani. La strada di Smirne (Rizzoli) è del 2009. Nel 2010, dopo una drammatica esperienza di malattia e coma, scrive Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio (Rizzoli). Nel 2010 esce per Piemme Il cortile dei girasoli parlanti. Il libro di Mush, sulla strage degli armeni di quella valle avvenuta nel 1915, è pubblicato da Skira nel 2012.
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