Quando Jordan Jensen si trasferisce a St. Nacho, ha un solo
obiettivo in mente: ricominciare da capo. Vuole ristabilire i contatti con i
suoi migliori amici, Cooper e Shawn, però non è certo di come lo accoglieranno.
Ha le capacità per trovarsi un impiego, ma non sa se un potenziale datore di
lavoro possa accettare il fatto che è stato in prigione per un omicidio
commesso mentre era al volante sotto l’effetto dell’alcool. Si è lasciato alle
spalle la parte peggiore della sua vita, ma sa che lo perseguiterà per sempre.
Una cosa sa per certo: chiedere di trovare l’amore è troppo, assolutamente.
Durante il primo giorno del suo nuovo lavoro, Jordan conosce
Ken Ashton. Ken ha ogni ragione di odiarlo per via del suo passato, e soltanto
una per cercarlo: la carriera nel baseball di Ken è stata mandata in frantumi
da un’incidente d’auto proprio causato dall’abuso di alcool. Ma, per qualche
motivo che non sa spiegare, Ken ha bisogno del tocco di Jordan e trova curativi
il suo calore e la sua forza. E Jordan vuole dare a Ken tutto ciò di cui ha
bisogno.
Senza capirlo completamente, Ken e Jordan sviluppano un
legame potente, sia erotico che emotivo, ma Ken deve aiutare Jordan a trovare
la fiducia necessaria per crederci.
Un aiuto inaspettato arriva dalle persone di Santo Ignacio –
e dalla città stessa – un luogo dove la terapia riabilitativa può essere un
percorso verso un amore che guarisce lo spirito, potente e passionale.
Siamo finalmente giunti al secondo capitolo della serie di St. Nacho e,
devo dire che non vedevo l’ora di mettere le mani su questo libro. Quando avevo
letto la storia di Cooper e Shawn (per chi non l’avesse ancora fatto lo
consiglio vivamente anche per comprendere meglio le vicende di
questo capitolo) devo ammettere che avevo preso molto in antipatia il
personaggio di Jordan, diciamo pure che l’avrei preso a sberle in più di
un’occasione.
«Non sono il tipo di uomo di cui ci si innamora. Lui non sa niente di me; non può essere innamorato di me.»
Ero quindi molto curiosa riguardo questo nuovo racconto, volevo
vedere se sarei riuscita ad apprezzare una persona come Jordan. Devo ammettere
che la scrittrice è riuscita a farmi cambiare opinione in breve tempo. È
davvero molto facile fermarsi all’apparenza, giudicare senza conoscere. Jordan
è un tipo molto complicato, ha toccato il fondo e ha saputo riscattarsi. Si è
rovinato da giovanissimo con le sue stesse mani e vivrà tutta la vita con il
rimorso della vita che ha tolto. Vuole riscattarsi con il suo lavoro, fare del
bene ed aiutare il prossimo.
«Qualcuno ti ha raccontato come si è ridotto cosi? È stato
vittima di un incidente provocato da un ubriaco. In macchina con lui c’era la
sua migliore amica e non ce l’ha fatta. Sua madre pensa che lui stia cercando
di riprendersi “scopando l’uomo nero”.»
Ken, dal
canto suo, è anche lui molto complicato. Ex sportivo, in terapia riabilitativa
per riuscire a tornare a camminare con le sue gambe, è amareggiato, ma da
subito sente una forte connessione, fisica ed emotiva con Jordan.
«Non me lo merito, Izzie. Quando Ken si innamorerà, spero vivamente che quella persona sia un uomo migliore di me. Guarda, ho chiuso qui per il momento. Devo andarmene. Devo…»
Un racconto
molto intenso ed emozionante, unico appunto che si potrebbe fare è l’esagerata
rapidità con cui l’autrice fa buttare Ken addosso a Jordan.
«Non mi interessa quanto sei bravo a muoverti. Voglio soltanto stare al tuo fianco.»
Si piegò per un bacio. «Ti voglio.»
«Sono tuo.»
Lui si immobilizzò. «In che modo?»
«In qualsiasi modo tu mi voglia. Sono tuo. Ovunque. Sempre. In ogni modo. Giuro che resterò al tuo fianco. E se va tutto al diavolo o i tuoi familiari fanno gli stronzi con me? Io sono pronto! Finché tu mi vuoi, io sono qui.»
In somma una
lettura caldamente raccomandata soprattutto per chi aveva già apprezzato le
vicende di Cooper e Shawn che qui troviamo più innamorati che mai. Una terapia
riabilitativa per il cuore e per l’anima dove non si deve mai dare nulla per
scontato.
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