venerdì 15 luglio 2016

Giornata d'Autore : GIACOMO FERRAIUOLO




Quante forme ha la paura?
In questa raccolta ce ne sono otto.
La perversione e l’ossessione sono lo sfondo di queste storie macchiate di nero. Protagonisti e lettori si troveranno a percorrere un viaggio nei lati oscuri dell’animo umano, provando a far luce sull’ IO nascosto che tutti veliamo. Pagine marcate dall’inesorabile sopraggiungere del male accompagnano la lettura fino a comprendere che l’essere umano non è nient’altro che un semplice ‘involucro malato’.
Passioni violente e ossessioni morbose risiedono in questa raccolta la cui unica regola per il lettore è: Non Devi Dormire.




"Una pazza", "Una tipa strana" "Si è meritata tutto!" Parole che echeggiano in un tranquillo quartiere di periferia.

Una donna portata via dall'ambulanza: vittima o carnefice?
Un omicidio.
Un'estate afosa e un segreto oscuro che striscia insieme alle ombre che la notte scendono ad avvolgere tutto...compresi gli abitanti del luogo. Ombre che sussurrano... ombre che ti spiano.
Vita, morte, realtà e follia...
Siete pronti ad ascoltare la storia di Nora?



MASCHERA MORTUARIA ( Non Devi Dormire )
Eli camminava lungo le calli insieme a Simona, i cui modi esprimevano sempre ambizione e lusso, Leo sperava che il suo carisma potesse far bene alla sua compagna. «Aperitivo?» le disse l’amica mentre poggiava la Marlboro fra le labbra rosse e le dava fuoco con un accendino troppo vistoso, Eli rispose con un’alzata di spalle, pronta a doversi subire le chiacchiere sulle sue avventure amorose, ma confortata dal fatto che non avrebbe toccato quell'argomento. Un gruppo di bambini in maschera corse al loro fianco, Eli lasciò fuori dalla sua testa le parole di Simona, tornando a vivere in un altro luogo, dove le sue mani si erano riempite di sangue e le sue orecchie di grida. Quelle parole, riempivano la sua testa da un anno: Come hai potuto? Maledì Leo, che l’aveva costretta a tornare lì.



INVOLUCRI MALATI
Ogni giorno provava a pulirsi la coscienza lurida ripetendosi: eravamo solamente dei bambini. Quella notte si sentiva scosso, il battito del cuore era accelerato e quasi poteva sentire la puzza di escrementi e paura che quel giorno riempiva il capannone abbandonato nelle campagne del Salento. Era un’estate rovente, di quelle che neanche l’ombra di un albero riesce a salvarti dall’afa e che ti abbraccia il corpo straziandolo in una morsa infuocata.
Indossava un pantaloncino e una maglietta sporca di terra mentre tornava dal bar gestito dai suoi genitori, in mano un ghiacciolo alla coca –cola. Si diresse verso il capannone dove c’erano i suoi amici, Andrea e Fernando. Sperava di non svenire sotto quel caldo asfissiante, di non morire davanti a ciò che vide: un corpo profanato, scannato, marchiato a fuoco, un pezzo di carne che poche ore prima aveva un nome.


LA SUA CARNE, IL SUO SANGUE
Bouef bourguignon, stufato di manzo, rosolato nel vino rosso, erbe aromatiche e pancetta. «Ho apportato una piccola variante, ho aggiunto del sangue di manzo per rendere il sapore ancora più caratteristico, ditemi che ne pensate.» La pietanza fu apprezzata e i bicchieri di vino continuarono a riempirsi e svuotarsi in un ciclo infinito. Cristian li guardava pulirsi le bocche avide, ridere mentre mandavano giù il vino, e finivano i resti di carne nei loro piatti. Le donne agitavano mani con unghie curate, indossavano pellicce di animali e seni di plastica; ai polsi degli uomini facevano bella mostra Rolex mentre ridevano mostrando i loro denti sbiancati. Una fiera di ipocrisia. «Compagni di vita, è arrivato il momento» disse Cristian, facendo calare la stanza nel silenzio e catalizzando ancora una volta la loro attenzione.



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