In questa raccolta ce ne
sono otto.
La perversione e
l’ossessione sono lo sfondo di queste storie macchiate di nero. Protagonisti e
lettori si troveranno a percorrere un viaggio nei lati oscuri dell’animo umano,
provando a far luce sull’ IO nascosto che tutti veliamo. Pagine marcate
dall’inesorabile sopraggiungere del male accompagnano la lettura fino a
comprendere che l’essere umano non è nient’altro che un semplice ‘involucro
malato’.
Passioni violente e
ossessioni morbose risiedono in questa raccolta la cui unica regola per il
lettore è: Non Devi Dormire.
"Una pazza",
"Una tipa strana" "Si è meritata tutto!" Parole che
echeggiano in un tranquillo quartiere di periferia.
Una donna portata via
dall'ambulanza: vittima o carnefice?
Un omicidio.
Un'estate afosa e un
segreto oscuro che striscia insieme alle ombre che la notte scendono ad
avvolgere tutto...compresi gli abitanti del luogo. Ombre che sussurrano...
ombre che ti spiano.
Vita, morte, realtà e
follia...
Siete pronti ad ascoltare
la storia di Nora?
MASCHERA MORTUARIA ( Non Devi Dormire )
Eli camminava lungo le calli insieme a Simona, i cui modi
esprimevano sempre ambizione e lusso, Leo sperava che il suo carisma potesse
far bene alla sua compagna. «Aperitivo?» le disse l’amica mentre poggiava la
Marlboro fra le labbra rosse e le dava fuoco con un accendino troppo vistoso,
Eli rispose con un’alzata di spalle, pronta a doversi subire le chiacchiere sulle
sue avventure amorose, ma confortata dal fatto che non avrebbe toccato
quell'argomento. Un gruppo di bambini in maschera corse al loro fianco, Eli
lasciò fuori dalla sua testa le parole di Simona, tornando a vivere in un altro
luogo, dove le sue mani si erano riempite di sangue e le sue orecchie di grida.
Quelle parole, riempivano la sua testa da un anno: Come hai potuto? Maledì Leo,
che l’aveva costretta a tornare lì.
INVOLUCRI MALATI
Ogni giorno provava a pulirsi la coscienza lurida
ripetendosi: eravamo solamente dei bambini. Quella notte si sentiva scosso, il
battito del cuore era accelerato e quasi poteva sentire la puzza di escrementi
e paura che quel giorno riempiva il capannone abbandonato nelle campagne del
Salento. Era un’estate rovente, di quelle che neanche l’ombra di un albero
riesce a salvarti dall’afa e che ti abbraccia il corpo straziandolo in una
morsa infuocata.
Indossava un pantaloncino e una maglietta sporca di terra
mentre tornava dal bar gestito dai suoi genitori, in mano un ghiacciolo alla
coca –cola. Si diresse verso il capannone dove c’erano i suoi amici, Andrea e
Fernando. Sperava di non svenire sotto quel caldo asfissiante, di non morire
davanti a ciò che vide: un corpo profanato, scannato, marchiato a fuoco, un
pezzo di carne che poche ore prima aveva un nome.
LA SUA CARNE, IL SUO SANGUE
Bouef bourguignon, stufato di manzo, rosolato nel vino
rosso, erbe aromatiche e pancetta. «Ho apportato una piccola variante, ho
aggiunto del sangue di manzo per rendere il sapore ancora più caratteristico,
ditemi che ne pensate.» La pietanza fu apprezzata e i bicchieri di vino
continuarono a riempirsi e svuotarsi in un ciclo infinito. Cristian li guardava
pulirsi le bocche avide, ridere mentre mandavano giù il vino, e finivano i
resti di carne nei loro piatti. Le donne agitavano mani con unghie curate,
indossavano pellicce di animali e seni di plastica; ai polsi degli uomini facevano bella mostra Rolex mentre ridevano mostrando i loro
denti sbiancati. Una fiera di ipocrisia. «Compagni di vita, è arrivato il
momento» disse Cristian, facendo calare la stanza nel silenzio e catalizzando
ancora una volta la loro attenzione.
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