giovedì 18 ottobre 2018

Review Party: NON CHIEDERMI MAI PERCHÉ di Lucrezia Scali




È la vigilia di Natale e Ottavia si gode uno dei periodi dell’anno che preferisce. Anche suo figlio è al settimo cielo: col nasino all’insù osserva i fiocchi di neve che imbiancano i tetti delle case. I biscotti allo zenzero sono ancora caldi, riempiono del loro profumo l’auto carica di regali, una musica allegra accompagna Ottavia, Mattia e Stefano mentre si mettono in viaggio verso la casa dei nonni. Quasi abbagliati dalla felicità, si accorgono troppo tardi della macchina davanti a loro… Ottavia si sveglia in un letto d’ospedale e capisce subito che qualcosa è cambiato: lo vede negli occhi e nella voce della madre, negli sguardi dei medici. Fuori continua a nevicare, come se la soffice coltre bianca volesse coprire ogni cosa, ma il ricordo di Mattia e Stefano è e sarà troppo vivo per potere essere dimenticato… È possibile trovare il modo per non annegare nel dolore? Si può trovare la forza, dopo aver toccato il fondo, per riscrivere il proprio destino?
È la vigilia di Natale e Ottavia si gode uno dei periodi dell’anno che preferisce. Quel periodo dell’anno che rende tutto un po’ più magico, e che i bambini aspettano sempre con una certa impazienza. Suo figlio Mattia si sveglia di buon’ora, corre dai suoi genitori e inizia a saltare sul letto contagiando con la sua ilarità anche Ottavia e Stefano: i biscotti allo zenzero sono pronti e a loro non resta altro da fare che prepararsi per andare a casa dei genitori di Stefano per il tradizionale cenone natalizio. La neve imbianca i tetti e le strade, e il cuore di Ottavia scoppia di felicità; una sensazione di pace e benessere che però viene sconvolta rapidamente. La loro macchina viene sbalzata fuori strada, non si sa come sia potuto succedere, Stefano guidava con prudenza come al solito, ma si risveglia qualche giorno dopo in un letto d’ospedale. A quella notizia ne seguono altre terribili e lei non si capacita di come sia potuto succedere, il suo cuore viene inglobato da un dolore profondo, un dolore che le toglie il fiato e non la fa respirare normalmente. Riuscirà a risalire da quel fondo in cui sembra annegare? Riuscirà a dar voce al proprio dolore e ad andare avanti con la propria vita?


Ogni volta che succede qualcosa di bello, siamo sicuri che niente potrà superarlo, come se la felicità avesse un “limite di sopportazione”. Eppure, quando succederà, sarà un’emozione ancora più forte della precedente, come se ogni felicità conquistata negli anni si sommasse in attesa di qualcosa ancora più grande.

Che dire? Wow… una lettura che mi ha completamente devastata (positivamente parlando). Mi dispiace non poter dire di più perché farei spoiler e vorrei che questa lettura ve la godeste fino in fondo. Credo di non essermi sentita tanto vuota dopo la lettura di un romanzo come successe anni fa con Io prima di te e Colpa delle stelle. Volete un consiglio? Tenete a portata di mano un pacchetto di kleenex, forse anche più di uno; ci saranno lacrime da versare, lacrime di dolore ma anche di speranza.
Seguo Lucrezia da quando uscì il suo primo romanzo in versione self, e non mi sono mai persa una sua pubblicazione. Una scrittura decisamente più matura, più sentita, come se stesse vivendo lei stessa il dolore della protagonista, come se quel cuore dilaniato fosse il suo e sentisse quel bisogno di alleggerire il peso dalle sue spalle.

«Io vedo una giovane donna stanca, con gli occhi gonfi di chi ha pianto troppo. Però, nonostante tutto, non hanno perso quella luce che li rende unici, e non so se è il colore o il taglio, ma ricordano quelli di un’attrice di altri tempi. Vedo la tempesta e l’arcobaleno, una finestra che si affaccia sul mare e una casa senza fondamenta. Vedo un cuore scomposto e un sorriso gentile. Vedo il freddo che bussa alla porta e la pioggia che tamburella sul tetto, ma anche un cambino che scoppietta e un maglione troppo ingombrante».

C’è chi preferisce leggere romanzi ricchi di dialoghi, a me invece piace quando sono i dettagli a prendere il sopravvento. Avete mai notato quanto sia difficile curare i particolari di una storia, dar voce a tutto quello che riguarda l’aspetto introspettivo dei personaggi? Eppure Lucrezia sembra avere questo dono, riuscendo a coinvolgere il suo lettore fin dalle prime pagine e farlo sentire parte della storia.
Tralasciando il fatto che il romanzo è scritto tutto in prima persona, e precisamente dal pov di Ottavia, non diventa difficile trovare una sorta di empatia con questa protagonista forte anche se molto fragile; si dice che bisogna affrontare la tempesta prima di poter vedere finalmente l’arcobaleno, e credetemi, Ottavia ha dovuto passare più che una semplice tempesta: la sua nave si era persa in mare aperto, e i giorni sono diventati mesi prima che potesse fare finalmente ritorno al suo porto sicuro.

«Ricordati che anche i funamboli tremano sospesi sopra a un filo».
«Sì, ma su quel filo ci sono saliti loro», precisai.
«Sì, ma poi tocca a loro decidere se continuare a camminare o lasciarsi cadere nel vuoto. Vedi, Ottavia, a volte bisogna pensare che quello che arriva, anche se non lo vogliamo, sia una lezione. Qualcosa che possa insegnarti ad amarti e a prenderti cura di te».

La scrittura di Lucrezia è come lei: semplice, dolce e diretta. Ho apprezzato il fatto che ogni capitolo si aprisse con una citazione o se vogliamo riflessione, come se preparasse il lettore a quello cui sarebbe andato incontro; così come reputo di grande impatto i flashback in cui incorre Ottavia, per anestetizzare il suo dolore e dare un po’ di pace alla sua anima. Un continuo rincorrersi tra passato e presente che ci dà modo di conoscere e apprezzare ancora di più Ottavia, con i suoi pregi e i suoi difetti, per la sua grande forza di volontà e per i suoi momenti di fragilità.

Una perdita ti cambia, ti sposta qualcosa dentro, e chiude a chiave la tua via d’uscita. Solo il tempo potrà aiutarti. Leccherà le tue ferite e aiuterà ad annebbiare qualche ricordo per darti respiro. Lui non è tuo amico, il tempo non lo è mai, ma farà del suo meglio per rendere quel che resta del tuo viaggio meno doloroso.

Non è semplice parlare di una storia che ti ha toccato nel profondo, smuovendo le corde più sensibili dell’animo umano, ma ringrazio l’autrice per aver, ancora una volta, condiviso con i suoi lettori questa storia, per aver affrontato tematiche attuali, per la sua grande sensibilità verso alcuni argomenti che troverete all’interno del romanzo, per averci fatto capire che il dolore esiste e che non può essere semplicemente messo a tacere. Ognuno reagisce in maniera diversa al dolore, chi riesce a nascondersi dietro una maschera di apparenza che ci dona forza e ci fa sentire invincibili, chi invece deve piangere tutte le lacrime possibili, e forse è vero che bisogna passare attraverso tutte le fasi del lutto prima di poter stare nuovamente bene con se stessi.
Volevo salvarmi da sola, perché se non fossi stata in grado di farlo io, nessuno l’avrebbe fatto al posto mio.

È stato dolce, straziante e commovente vedere quante persone siano state vicine ad Ottavia, come ciascuno di loro accarezzasse con mano delicata il suo dolore ma nello stesso tempo la spronava a reagire, ma non perché loro non soffrissero, semplicemente perché hanno accettato l’accaduto e sono riusciti ad andare avanti, in un modo o nell’altro.
Grazie Lucrezia per aver dato vita a una storia così intensa e profonda, piena di infinito dolore ma anche di tanto tanto amore. Una di quelle storie da leggere e amare sottovoce.


Lucrezia Scali è nata a Moncalieri nel 1986 e qualche anno più tardi si è trasferita a Torino. Il suo amore per gli animali l’ha guidata fino alla facoltà di Medicina Veterinaria. Te lo dico sottovoce, suo romanzo d’esordio, è stato pubblicato dalla Newton Compton con un notevole successo, restando per oltre 20 settimane ai primi posti delle classifiche, ed è stato tradotto in Germania. La Newton Compton ha pubblicato anche La distanza tra me e te, L’amore mi chiede di te, Non chiedermi mai perché e, in versione ebook, Come ci frega l’amore.


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