Il giocatore di football del
college Clark Stevens è un wide receiver popolare con un potenziale contratto
nella NFL, ma ha qualche problema: una ragazza gelosa, un padre dispotico e dalla
mente ristretta, un deficit dell’attenzione e un’attrazione potente e
inaspettata per l’ortopedico, maschio, che gli cura un osso rotto.
Il dottor Jody Williams sta
ricevendo dei segnali davvero contraddittori. Non può ignorare quanto desidera
Clark, perché è ovvio che il giocatore prova lo stesso per lui. Per il medico,
gay dichiarato e orgoglioso di esserlo, la soluzione sembra molto semplice. Per
Clark, invece, non lo è. Il suo mondo non è tollerante e gli ostacoli che ha affrontato
lo hanno portato a negare la sua sessualità per anni.
È il Super Bowl dei disastri,
non importa da che punto di vista lo si guardi. Alla fine, Clark deve decidere
se continuare con l’unica vita che ha sempre conosciuto o se cogliere l’occasione
di viverne una nuova con Jody.
Dopo “La
degustazione” e “Papi” ero a dir poco interessata al leggere finalmente la
storia di Jody e Clark. Per chi non avesse letto gli altri due libri di questa
autrice gli conviene partire proprio qui, da “Orizzonti”, il primo della serie.
Ero già
mezza innamorata del dottore dagli occhi da cucciolo e del grande giocatore di
football dall'animo dolce ed insicuro, il libro a loro dedicato non ha potuto
che rendere definitivo il mio sentimento.
L’autrice ha
dato vita ad una storia profonda ed emozionante, dove si viene rapiti dalle
vicende e si soffre insieme a Jo-Jo e Kit. L’origine dei loro soprannomi è
stata da cariare i denti dalla dolcezza, ma anche il dolore è molto profondo e
presente tra le pagine.
Jody è un
affermato medico della Bay Area che non sa nulla di football ed orgoglioso del
suo essere gay, con tanto di targa “PROUD2B” con arcobaleno per la sua BMW.
Clark invece
è talmente chiuso nel suo armadio da non sapere più come fare a vivere davvero
la sua vita. Ha solamente ventidue anni, ma è sempre stato costretto a lottare
per ogni cosa, a causa del suo deficit dell’attenzione per cui non è mai stato
curato per timore che le medicine influissero negativamente sui suoi risultati
sportivi.
Secondo me,
non c’è nulla di peggio di genitori omofobi che minacciano ed umiliano i propri
figli. Vengono trattati argomenti molto delicati, come appunto l’omofobia e la
paura del fare outing.
Mickie
Ashling non ci risparmia emozioni forti, fa sorridere e scendere qualche
lacrima tenendo il lettore incollato fino all'ultima pagina.
Una lettura
assolutamente consigliata sia per chi non conosce l’autrice, sia per chi ha già
“degustato” i suoi libri.
La strada impervia di Clark e Jody verso la felicità può sembrare estrema ad alcuni, ma è una brutta realtà per chi è in una situazione simile. Tra cinque anni, questa storia potrebbe non essere più rilevante, ma oggi il problema esiste ancora. Vorrei dedicare questo romanzo a tutti quelli che si dibattono tra la scelta di fare quello che sentono e quello che gli altri si aspettano da loro.
Mickie B. Ashling, luglio 2013
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“Quello che vuoi è il meglio per te e per papà. Non te ne può fregare di meno di me. Se ti fosse importato davvero, mi avresti fatto prendere il Ritalin per risparmiarmi tutta l’ansia che ho dovuto combattere a scuola.”“Oh, quindi ora è anche colpa mia? Sento queste parole da anni. Tuo padre mi disse tanto tempo fa che ci saremmo dovuti fermare a quattro. Che il piccolino è sempre difettoso in qualche modo.”[…]Sapevo che il coming out sarebbe stato la cosa più difficile che avessi mai fatto nella mia vita. Sapevo che avrei dovuto combattere con la mia squadra. Quello che non mi aspettavo era questo tipo di intolleranza da parte della mia stessa madre. Lei era sempre stata il mio più grande sostegno a casa. Era l’unica che perdeva tempo a sedersi e ad aiutarmi con i compiti, allontanando i miei fratelli, facendo da tramite con mio padre e i miei insegnanti. Aveva sempre avuto una parola gentile o un abbraccio, il che mi rendeva tutto questo ancora più doloroso.
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“Lil, se Clark lo scoprisse, o andrebbe a Folsom e ucciderebbe qualcuno o mi allontanerebbe dalla sua vita per assicurarsi che non accada di nuovo. Preferisco rischiare un’altra aggressione piuttosto che perderlo.Inoltre non voglio che vada dai suoi genitori e che perda la testa. Loro già mi odiano. Il nostro rapporto ha causato un grosso strappo tra di loro e non voglio rischiare un altro macello. E poi,” disse Jody, afferrando la mano di Lil e stringendola, “non accadrà nient’altro ora che so cosa aspettarmi.”
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