Tristan Moreau ama il proprio lavoro come assistente e segretario personale di Webber Kincaid, Presidente, Direttore e Amministratore delegato della Kincaid International. Sarebbe il lavoro perfetto… se solo non si fosse innamorato del proprio capo oltre che del lavoro. Dopo due anni, sta ancora facendo tutto quello che può per tenere nascosti i suoi sentimenti, soprattutto perché vuole proteggere la reputazione del suo famoso capo, ma anche perché vuole conservare il posto.
Webber Kincaid non si è dichiarato e usa la sua migliore amica e confidente come copertura. Tutto nella sua vita prosegue perfettamente finché non incontra Tristan Moreau. In pochi mesi, Tristan gli ha rubato il cuore ed è diventato la sua àncora di salvezza. Ma Webber conosce le regole del mondo del lavoro meglio di chiunque altro, così ha mantenuto le distanze. Ma due anni sono troppi per continuare a chiedersi ‘cosa succederebbe se…?’, specialmente quando gli affari li portano su un’isola privata nei Caraibi. Quando Tristan e Webber soccombono al calore dei tropici, la professionalità comincia a incrinarsi. Sembra una relazione impossibile, soprattutto sotto l’attenzione costante dei paparazzi: potrebbe essere la migliore, o peggiore, decisione d’affari che abbiano preso.
La storia di Tristan e Web ricorda molto la trama classica di un Harmony: uno è il capo, l’altro l’assistente, sono innamorati, ma non sanno se fare il grande passo per via del lavoro.
È tenero il modo in cui il ricco e potente Webber si corruccia riguardo suoi sentimenti per il suo assistente, professionale e molto brillante.
Vi sono alcune situazioni molto romantiche, quasi da film, come una bellissima cena a bordo piscina con tanto di fuochi artificiali e candele.
Si tratta di una lettura scorrevole e leggera, un modo piacevole per trascorrere qualche ora in compagnia di due uomini molto diversi, ma entrambi molto soli che sperano di trovare l’uno nell’altro, l’altra metà della propria anima.
Nascose il viso nell’incavo del collo di Webber e sussurrò: “È tutto vero, Webber? Ti prego dimmi che non sto sognando.”Webber si scostò da lui quanto bastava per guardare Tristan negli occhi e inclinò il capo da un lato. “Sono qui, piccolo, e tu sei qui e sta succedendo davvero. Se stiamo sognando, allora non voglio svegliarmi mai più.”
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“Di nuovo buongiorno anche a te. Mi ci potrei proprio abituare.”“Abituare a cosa?” scherzò Tristan. “Ti ho portato il caffè quasi tutte le mattine per gli ultimi due anni.”“Sì, ma questa è la prima volta che è arrivato con un bacio del buongiorno.”
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“Credo di sapere come si sente un genitore.”“In che senso?” gli chiese l’altro, sorridendogli a sua volta.“Perché non sapevo che amare qualcuno quanto amo te potesse farmi provare una paura così intensa,” ammise. “Web, non sono una persona violenta, ma penso che potrei uccidere chiunque cercasse di farti del male.”Webber lo abbracciò di nuovo e lo tenne stretto. “È lo stesso per me, piccolo.”
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