Franklyn Reeves (detta Frankie) dopo aver trovato suo padre, lascia New York con la delusione nel cuore. La scoperta della sua identità, infatti, riporta in superficie le tante, troppe, bugie raccontate da sua madre e da suo nonno, allo scopo di non farla soffrire. Nascondendole la verità per anni, hanno distrutto i suoi sogni. L’unica cosa che vuole adesso è allontanarsi da tutti, anche da Jayden, seppure lui abbia soltanto la colpa di aver mantenuto un segreto non suo. Il loro è un amore appena nato, ma già destinato a doversi confrontare con una serie di ostacoli: Frankie si trasferisce in un’altra città per provare ad alleviare il senso di smarrimento, dimenticarsi della musica e delle sue chitarre, e inizia a lavorare come cameriera; Jayden vive in Connecticut, ad Hartford, la sua città natale, per stare accanto alla sua famiglia in un momento molto delicato. L’unico modo che ha Jay per comunicare con Frankie è tramite i messaggi in segreteria. Il loro rapporto viene messo a dura prova anche da un vecchio amore di Jayden, Bianca, mentre Frankie è alle prese con un collega di lavoro, Mason, aspirante chitarrista che ha problemi con le esibizioni in pubblico. La distanza, le incomprensioni, i malintesi fanno sì che il loro legame si faccia sempre più sottile e precario, fin quando entrambi hanno il bisogno di un contatto, di sentirsi vicini per non perdersi, anche se lontani. Jay non ha idea di dove sia Frankie e farà di tutto per trovarla. Lei invece vorrebbe raggiungerlo. Le cose, però, non sempre vanno secondo i nostri piani…
Mettetevelo bene in testa: Jayden Maynard esiste solo nella fantasia di Tania Paxia e, una volta che lo avrete conosciuto tramite le sue parole, anche nella vostra. Ma di fatto, dove lo trovate un uomo bellissimo, ricco, famoso e che può avere tutto quello che vuole e quando lo vuole, che, essendosi innamorato perdutamente di voi, vi aspetta per mesi assecondando i vostri capricci, senza mandarvi al diavolo?
Questo secondo episodio della Liar Liar series inizia da dove si era interrotto il precedente, con la fuga senza spiegazioni di Frankie dopo aver scoperto la vera identità di suo padre. Passano i mesi senza che nessuno sappia dove si stia nascondendo Frankie che, nel frattempo, ha cambiato colore di capelli cercando di rimanere il più possibile nell’anonimato e si fa chiamare Lyn; è decisa ad abbandonare per sempre la musica e ad appendere la chitarra al chiodo. Ha trovato un lavoro come cameriera e vive a Chicago, all’insaputa di tutti.
“Anche se volevo allontanarmi dalla musica, non c’era verso che la musica volesse allontanarsi da me.”
Mai, e sottolineo mai, ho avuto così tanta voglia di prendere a sberle un personaggio femminile dei libri come è successo con Frankie. Se nel primo libro ho amato il suo modo di essere peperina, ribelle e testarda, non ho sopportato il suo comportamento da bambina capricciosa, cocciuta e che scappa davanti ai problemi senza affrontarli, come invece è successo in Gone.
“Nemmeno io ero innocente, anzi: ero colpevole di essere scappata e di aver preferito fuggire anziché combattere.”
Mr Maynard, dal canto suo, è stato fin troppo paziente, io al suo posto sarei andata fuori di testa in una situazione simile: innumerevoli chiamate e messaggi rimasti puntualmente senza risposta … nessuna notizia, come se la ragazza di cui si è innamorato fosse svanita nel nulla. Concordo col suo pensiero di lasciare a Frankie il tempo necessario di metabolizzare la notizia e provare a perdonarlo per non averle rivelato subito chi fosse suo padre. Però il troppo stroppia, sempre.
Ma come si dice, alla fine tutto si aggiusta, in un modo o nell’altro. Ho odiato i passaggi dal punto di vista di Frankie in cui si lagnava perché le mancava Jay, ma poi non faceva niente per raggiungerlo o anche solo per cercare un punto di contatto con lui. Frankie, bastava una telefonata o un messaggio, ci voleva tanto? Lui era lì e non aspettava che un tuo segno. Idiota! Ecco, l’ho detto.
“Mi mancava, la sentivo ancora sulla pelle, sulle labbra, dentro la testa, nel cuore. Ovunque. Lei era ovunque. Non c’era spazio per nessun’altra.”
Mentre i capitoli dal punto di vista di Jay non hanno fatto altro che intensificare i miei sentimenti per lui, un ragazzo d’oro in tutti i sensi, ma la cosa più preziosa che possiede non sono le case, le auto o tutto ciò che può essere comprato col denaro, ma semplicemente il suo cuore che ha deciso di donare a una sola ragazza. Anche a lui, tornato ad Hartford dalla sua famiglia a causa dei problemi di salute di suo padre, avrei dato un paio di testate in alcune occasioni che avrebbe potuto evitare, ma alla fine ci stupisce sempre e la persona che riesce a stupire più di tutte è proprio se stesso.
Come se la presenza, anche nell’assenza, di Frankie nella sua vita lo avesse spronato a essere la versione migliore di sé. Che cosa romantica.
Aspetto il seguito con estrema impazienza, ma so per certo che prima del terzo capitolo avremo la gioia di leggere un’altra novella intermedia, questa volta di Frankie… chissà che magari mi aiuterà a comprenderla un po’ di più e di conseguenza a odiarla un po’ meno. Frankie è l’esempio letterario di chi ha tutte le fortune del mondo e non le sa apprezzare. Grrr!
Lo stile dell’autrice è coinvolgente. È come se vi trovaste davanti a una delle vostre serie tv preferite: ogni episodio che finisce è una sofferenza, ma sapete che ci sarà una nuova puntata ad aspettarvi e che ancora molte cose devono essere raccontate. Una volta che sarà finita, che ne sarà della mia vita?! Ormai i personaggi che animano la storia sono diventati come degli amici e so già che farò fatica a lasciarli andare. Ma per adesso me li godo, ci penserò quando sarà il momento.
Promuovo ancora una volta Tania, che per me è stata una piacevolissima scoperta, e questa sua bellissima serie.
Vive in provincia di Livorno. Frequenta la facoltà di Giurisprudenza di Pisa, ma la sua grande passione è scrivere. La Newton Compton ha pubblicato Le strane logiche dell’amore, un grande successo sul web, Ti amo ma non lo sai, Ti amo già da un po' e Prima che arrivassi tu.
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