GENERE: commedia contemporanea
USCITA: ottobre 2013
Si dice che il cane sia il miglior amico dell’uomo, e il parrucchiere quello della donna. In un salone di bellezza in uno dei quartieri più caratteristici di Roma, Garbatella, tra una piega e un colore, passano le storie, le illusioni e le speranze di due donne, Virginia, cliente affezionata e copywriter con un divorzio alle spalle, e Venusia, frizzante e sprovveduta sciampista. La metodica routine di Virginia è sconvolta dall’irruzione di Venusia, che la coinvolgerà in tutti i modi per realizzare il proprio sogno: apparire in televisione. E Virginia imparerà a sue spese che ogni tanto la vita è spettinata. Spettinata, ma sorprendente. Una commedia che farà ridere e pensare, ambientata nel luogo privilegiato delle confidenze e dei racconti femminili, panacea di tanti piccoli dolori, elisir di fiducia e iniezione di positività.
Difficile parlare di ‘Un diavolo per capello’ senza anticiparne la trama. La storia, infatti, si svela lentamente, con un protagonista che fa il suo ingresso solo a romanzo inoltrato cambiando, in meglio, le sorti del racconto. Consiglio dunque di non giudicare il romanzo dai primi capitoli scoprendolo con lentezza, come una donna che arriva arruffata dal parrucchiere e viene rimessa in sesto con calma certosina e un perfetto shatush (metafora da shampista neoassunta, pagherò pegno).
Due i caratteri femminili principali: Virginia e Venusia. Opposte, direi speculari. Talmente diverse da non aver nulla in comune, inizialmente. Ordinata, rigorosa e diffidente la prima; “il risultato di anni e anni di martellamento catodico”, ingenua e impulsiva la seconda.
Venusia è una shampista senza esperienza con sogni da starlet televisiva, Virginia la seriosa cliente copywriter del salone di bellezza. Due mondi diversi, che finiranno per scontrarsi loro malgrado dando vita ad un sorprendente cambiamento.
Il romanzo, scritto in prima persona, è raccontato attraverso gli occhi di Virginia. Suoi i pensieri, sua l’ironia pungente e impietosa con cui osserva e giudica il prossimo. Virginia è severa, con chi le sta accanto e soprattutto con se stessa:
“Io non mi affido mai. Anzi, non mi fido proprio. Devo avere il controllo su tutto, la supervisione, la verifica iniziale, intermedia, finale, postuma”
Intorno, una serie di personaggi secondari: Max, il proprietario del salone di bellezza, Manfredi, un ex marito divenuto consigliere e confidente legato a Virginia da una dipendenza alimentata dai sensi di colpa, i colleghi e capi dell’agenzia pubblicitaria.
Nonostante il carattere deciso di Virginia, è Venusia l’involontario filo conduttore della storia. E’ lei, novello inconsapevole Caronte, a trasportare i protagonisti in una realtà romana fatta di piccoli personaggi televisivi in un programma tv del primo pomeriggio con “bellocci e bellocce che si corteggiano” e opinionisti chiassosi;
“… ragazze poco più che bambine che devono diventare rapidamente adulte”
una realtà che ben presto si rivela “… scomoda, ingombrante, come un’oscena statua di marmo al centro del salotto, che non puoi evitare di guardare in continuazione”.
E’ ancora Venusia, con la sua ingenuità e i suoi errori, a guidare eventi e cambi di scena, favorendo l’ingresso di un personaggio affascinate e ben tratteggiato di cui non svelerò il nome, poiché la Cutrera lascia al lettore, credo volontariamente, il dubbio su chi sia il vero protagonista maschile fino a racconto inoltrato. Sarà lui a sciogliere i piccoli traumi insoluti di Virginia, il suo involontario essere da sempre ‘coppia’, restituendole la sua dimensione di ‘individuo’.
Angela Cutrera tratteggia, con una buona dose di ironia, personaggi di spessore che crescono ed evolvono insieme al racconto. Virginia imparerà a prendersi meno sul serio, accantonando un po’ della sua severità a favore della leggerezza; Venusia, da “dimostrazione vivente che ignoranza è debolezza”, si rivelerà, al momento opportuno, un aiuto prezioso per Virginia. Unico punto di debolezza, forse, quel perdersi nei dettagli, tra l’altro ben scritti, che rallentano il naturale percorso del racconto. Di contro, l’autrice apre continui scenari e possibilità, donando, soprattutto nel finale, un romanzo per nulla scontato.
Angela Cutrera è nata nella seconda metà degli anni Sessanta a Napoli, da genitori parte siciliani e partenopei. Ciononostante, nelle sue vene scorre misteriosamente un sangue di gruppo raro e di ceppo nordico, che potrebbe giustificare i colori sociali: capelli rossi, occhi azzurri, lentiggini lentigginose. Dopo aver girovagato un po’ per il mondo, ora vive in 70 metri quadri ad Ostia, e per pagare il mutuo acceso per acquistarli lavora nel settore Comunicazione della principale azienda di telecomunicazioni italiane, occupandosi soprattutto di calcio. Si intestardisce a voler imparare a tirare fuori suoni accettabili dal suo basso elettrico e ama i Beatles molto più dei Rolling Stones. Suona in un gruppo di sole donne, le Cherry Sounds. E’ stata premiata al concorso RomaNoir, poi ha pubblicato una filastrocca horror all’interno di una raccolta a tema, scrive per il quotidiano on line ‘Giornalettismo’, e alcuni suoi articoli sono stati pubblicati da riviste e ripresi dal Foglio del lunedì diretto da Giorgio Dell’Arti. ‘Un diavolo per capello’ è il suo primo libro. Si sa che ogni scarrafone eccetera, ma il suo scarrafone almeno è ben pettinato.
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RispondiEliminaNon me ne inendo, ma dopo aver visto la recensione la voglia di leggere il libro ci sta tutta.
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento positivo Pierluigi!!
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