mercoledì 10 febbraio 2016

Segnalazione: Big Apple di Marion Seal



Titolo: Big Apple

Autore: Marion Seals

Serie: serie Living NY #1
Editore: Self
Data:  21/01/2016
Genere: contemporary romance
Categoria: odio-amore


Narrazione: prima persona, pov alternati

Finale: No cliffhanger, autoconclusivo

Coppia: Lex, editore multimilionario nei guai ; Fedora, sua assistente e futura editor
Pagine: 343
Presente su Amazon e Kobo e prossimamente cartaceo su Amazon

Dora e Lex. Assistente personale e grande capo. Giovane e ambiziosa, lei, miliardario e casanova, lui.
Sì, avete ragione, gli stereotipi ci sono tutti, e… no, non è un romance come quelli che avete letto finora.

“Mi chiamo Dora Monroe, ho venticinque anni e vivo a New York. Che culo, direte voi. Vivo nella parte brutta di New York: il Bronx.”

Fedora Monroe, per gli amici Dora, originaria del Connecticut, lavora in una famosa casa editrice della Grande Mela, come assistente personale del proprietario, in attesa della grande occasione.

“Speravo di farmi notare abbastanza in fretta, ma dopo ben 743 giorni – sì, avete letto bene, sette-cento-quaranta-tre, li ho contati – ancora nessuno si è inginocchiato ai miei piedi per supplicarmi di correggere le bozze di chicchessia.
Chi dovrebbe promuovermi? Il mio capo, ovviamente. Chi è il mio capo?”


Alexander Maximilian Stenton III, rampollo di una delle famiglie più ricche e in vista degli Stati Uniti, tanto bello e intelligente, quanto presuntuoso e dispotico.

“Il mio nome è Alexander Maximilian Stenton III, ma gli amici mi chiamano Lex e la ragione non me la ricordo più. Nasco in una famiglia alto-borghese, con infiltrazioni nobili da parte di madre. La mia bisnonna sposò un conte e questo fa di noi i privilegiati tra i privilegiati. Ovvio che non conterebbe un cazzo se non fossimo anche schifosamente ricchi.”

Ecco che, quando il romanzo di un’autrice di punta della casa editrice rischia di non essere pubblicato nei tempi previsti, Dora ha la possibilità di fare ciò per cui è nata: l'editor.

Da qui, complice un segreto professionale che se rivelato farebbe perdere milioni di dollari, le vicende di Dora e Lex si intrecceranno in un incastro (im)perfetto di emozioni: litigate, sesso sfrenato e un’antipatia reciproca saranno gli elementi costanti del loro rapporto.
A tutto questo si aggiungeranno le vicende dei loro amici e conoscenti che, tra situazioni pericolose e imprevisti comici, faranno da sfondo a un legame che andrà crescendo di giorno in giorno a dispetto dei due protagonisti.

Riusciranno Dora e Lex, così in apparenza inconciliabili, a trovare un punto di incontro? O il loro orgoglio e la diffidenza reciproca li allontaneranno per sempre?


ED ORA... UN PICCOLO ESTRATTO, OMAGGIO DELL'AUTRICE:

Perché adesso si mette a fare il micione? Questa sua mancanza di reazione è sospetta. Il voler cucinare per me, il suo atteggiamento di fronte a Luther e adesso vuole fare i piatti. Una consapevolezza si fa lentamente strada e si concretizza nell’istante stesso in cui mi rivolge l’ennesimo sorriso.
Così è questo il suo piano! Fare il gentile per conquistarmi. Carino e coccoloso come uno dei pinguini di Madagascar. Mi blandirà per qualche giorno, loderà il mio lavoro e potrebbe persino tentare di sedurmi. Questo è ancora più offensivo: davvero mi crede così stupida?
«Sai, devo dire che neanche questo posto è così male, Fedora» dice con voce suadente. «Trovo il tuo accostamento di colori audace, ma probabilmente rispecchia la tua creatività. Dopotutto sei quasi una scrittrice. A proposito, se hai qualche progetto nel cassetto che non hai mai avuto il coraggio di tirare fuori, potremmo parlarne.»
Sì. Crede davvero che io sia così stupida, o meglio è lui che si crede troppo furbo, troppo al di là di ogni regola e morale da potersi permettere di superare tutti i confini.
E guerra sia, allora.
«Grazie, sei davvero gentile, non me l’aspettavo sai? Pensavo fossi arrabbiato con me per questa situazione. Invece sono contenta che tu la stia prendendo bene. Questo mi rassicura molto e mi consentirà di lavorare con maggiore impegno al nostro progetto.»
Gli sorrido a mia volta, anche se sul nostro avrei voluto vomitare.
Gongola compiaciuto. Bene.
«Mi puoi scusare un attimo?» e indico pudica il bagno.
«Ma certo!»
Com’è comprensivo, quando mi alzo accenna persino a fare altrettanto.
Nell’armadietto dei medicinali trovo quello che mi serve. Dovete sapere che mia madre pratica yoga da anni perché soffre di un problema di stipsi cronica che la tormenta da quando era ragazza. Tenacemente si cura con rimedi naturali come frutta, fitness e tanta acqua, però a volte è necessario un intervento più drastico, per cui viaggia sempre con una specie di pronto soccorso anti-stitichezza. L’anno scorso è stata mia ospite per la prima, e unica volta, e quando è ripartita si è dimenticata uno dei suoi farmaci. Lo cerco frenetica e alla fine lo scovo dietro alla confezione di assorbenti. L’avevo separato dagli altri medicinali per non rischiare di prenderlo accidentalmente.
So cosa state pensando e avete ragione. Regredirò all’età di dodici anni e somministrerò a Lex una massiccia dose di un potente lassativo senza che ciò intacchi minimamente la mia coscienza. Non si alzerà dalla tazza per ore.
Torno allegra in cucina e la mia voce è squillante quando chiedo: «Ora ti andrebbe una bella fetta di torta? L’ho fatta io e anche se non è niente di speciale…»
Lui si precipita a pronunciare la sua battuta: «Ma certamente Fedora, non me la perderei per niente al mondo.»
Sorrido abbagliandolo. Mi giro in modo che non possa vedere quello che faccio. Taglio una fetta prima verticalmente, poi la taglio di traverso, stando attenta a non rovinarla. Verso la dose consigliata, mischiandola con la crema della farcitura, e ricompongo il tutto. Non voglio ucciderlo, desidero solo che si rimetta in contatto con la sua parte più primordiale. Speriamo che non si accorga di niente, le istruzioni lo davano come insapore.
Con grazia appoggio il piattino di fronte a lui.
«Tu non ne vuoi?» domanda cavalleresco.
«Certo.»
Taglio un’altra fetta e mi siedo di nuovo.
Mangia tranquillo, sperticandosi in complimenti. Alla fine sparecchia e inizia a lavare i piatti, con una tecnica che gli farà guadagnare il titolo di peggiore casalinga del millennio. Devo ricordarmi di rilavarli domani mattina.
Io intanto, per ricambiare cotanta gentilezza, mi accingo a preparargli il divano letto. Al momento della scelta delle lenzuola opto per qualcosa di non troppo nuovo, non vorrei che il farmaco facesse effetto prima della ritirata in bagno.
«Uso io la toilette per prima se non ti dispiace» dico sorridendo. Ho paura che poi potrei non essere più in grado di farlo.
Molto cavallerescamente mi concede la prelazione e io non mi faccio pregare. Dopo essermi lavata i denti, prima di andare in camera, gli auguro la buonanotte. Lui ricambia ancora sereno, almeno in apparenza. Probabilmente l’effetto della purga inizierà a farsi sentire tra pochissimo, i primi crampi non saranno ancora dolorosi o da panico, ma abbastanza forti per fargli capire che qualcosa non va. Poi perderà dignità e razionalità.
Mi stendo sul letto e resto in attesa dello spettacolo, scartando un’immaginaria busta di
pop-corn. I minuti passano senza ricevere nessuna lieta nuova. Lentamente la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire e mi avvolge una strana nostalgia. Ricordo la prima notte che ho passato in questa casa. Ero così contenta di essere finalmente riuscita a realizzare il mio sogno: New York. Certo ero spaventata, ma chi non lo sarebbe stato? Ora, guardandomi indietro e rivedendo tutto quello che ho realizzato, sono orgogliosa di me stessa. Vivo indenne nel quartiere più pericoloso della città, ho amici, qualche amante e un futuro che si prospetta radioso. Eppure è come se qualcosa mancasse, o meglio qualcuno. Alla sera vorrei tornare a casa e trovare un uomo ad attendermi. Me lo immagino fermo di fronte al caminetto – nella mia casa ci sarà un caminetto, ucciderò se devo perché ciò avvenga – con in mano un aperitivo e un sorriso speciale solo per me. Sono questi i momenti in cui ti chiedi che cosa stai facendo della tua vita e ti assalgono mille dubbi. Ti immagini come sarai tra quarant’anni, ti domandi se la tua vita sarà stata piena oppure se avrai rimpianti. Per un momento, solo un istante, penso ai miei genitori, alla loro unione perfetta e mi rendo conto che è qualcosa di prezioso ma, diciamocela tutta, ineguagliabile. Triste, ma vero.
Il primo gemito è appena accennato, il secondo più deciso e corposo, il terzo potrebbe essere classificato come un piccolo urlo, prontamente soffocato, seguito da un pesante rumore di passi. La porta del bagno si chiude con un colpo secco.
Buonanotte Lex, sogni d’oro. 



Marion Seals è nata a luglio del 1970, vive in Sardegna con il marito, due figli e una tartaruga di nome Dago.
Lettrice compulsiva, alterna la scrittura al suo ‘vero’ lavoro ossia la psicologa. Ama tutto ciò che è diverso e detesta tutto ciò che è troppo ‘normale’.


Un giorno si è svegliata e ha deciso di scrivere un libro. Tutto qui.



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